Laurea Honoris Causa Post Mortem

Unirc - 10/12/2024

 
Credo tutti possiate immaginare quanto sia difficile stare qui oggi a parlare della visione di tesi di Mitch senza ascoltarla dalle sue parole.
Ci proveremo tutti noi insieme per ricordare ancora una volta che il tuo è solo un viaggio come ne hai fatto tanti altri. E questo non ci può impedire di raccontare, o almeno tentare, ancora una volta i tuoi sogni e il tuo progetto. E lo facciamo nel modo che tu avresti più desiderato, insieme alla tua famiglia, ai tuoi amici, alla nostra comunità scientifica che oggi ci accompagnano nel racconto e per questo vorrei ringraziare di cuore tutti coloro ci hanno aiutato a collezionarlo. Il Magnifico Rettore, il Senato Accademico, La Direttrice del dipartimento e tutto il consiglio, i colleghi, il personale amministrativo e gli studenti che volontariamente si sono offerti di darmi una mano, i tuoi amici
 

Le antiche vie. Voci, volti e segni di chi ho incontrato nel mio cammino

La tesi ha l’obiettivo di farci attraversare antiche strade, percorse da genti per lavoro, per emigrazione, per curiosità o anche per un gesto d’amore. Con il sole o con la pioggia, strade ormai dimenticate, nascoste, strade degli ultimi, di contadini e greggi. Strade di sudore e di straordinaria bellezza, strade per scappare e strade da maledire.
Un suggestivo cammino in una terra d'altri tempi, tra seducenti borghi, maestosi uliveti secolari e affascinanti corsi d'acqua. Per entrare nella vera essenza della Calabria terra calda e accogliente come le sue genti, gioiosa e allegra come i suoi balli e le sue musiche tradizionali.
Un racconto ambientato forse anche a Fossato, dove ti abbiamo lasciato Mitch, o dovunque ci sia una via da camminare. Camminando, gli uomini hanno sempre lasciato impronte, segni di passaggio e di spostamento. Ma a te invece dava fastidio che oggi, i nostri viaggi si svolgono sull’asfalto, sul cemento, in macchina o in aereo ed è sempre più impercettibile la traccia che lasciamo.
Il valore della semplice camminata sta nel fatto di voler invece ritrovare antiche tracce nel territorio che nel tempo hanno collegato una chiesa, un gruppo di case, un campo o ancora una fontana. L’obiettivo sia che ogni nostro passo assapori la memoria dei luoghi restituendo al territorio la narrazione di un sentiero per riascoltare le voci e i racconti di chi per secoli ha percorso quei luoghi.
Ora si parte, con regole di ferro. Niente città. Niente pianure. Niente guide rosse, verdi o blu ai monumenti. Niente ristoranti o alberghi a tre stelle. Soprattutto, niente rettilinei. Non c’è nessun mistero in fondo a un rettilineo. Il rettilineo non accorcia un bel niente: ti divora, è un interminabile nulla, una condanna. La nostra invece è una storia di paracarri e tornanti. Un viaggio fatto di curve, nella pancia dei paesi. Migliaia di curve. A falcata lunga, spigolose o rotonde, non importa. Un viaggio di uomini e incontri. Una pista cheyenne incollata alla spina dorsale dei luoghi. E allora sì che non esiste modo migliore che i nostri passi per percorrerla.
La copertina del tuo lavoro è di un pittore inglese della prima metà del secolo scorso, Eric Ravilious, anche lui andato via troppo presto. Ho scelto lui perchè è uno di quei pittori che avrei ben visto bere con te in una qualsiasi locanda del mondo. Ravilious è il pittore dei percorsi, delle piste, dei sentieri; delle orme lasciate da viandanti invisibili sulla neve o nel fango, sentieri senza viaggiatori che attirano lo sguardo e l’immaginazione fuori dal campo visivo, con la promessa di storie al di là di qualsiasi orizzonte. Vorrei che tutti entrassimo nella sua tela per camminare insieme a te in una favola raccontata con un breve video con i disegni di Antonino e di Gianni, le parole di Isidoro, la costruzione di Giorgio, la voce di Simona
E per chiudere un regalo dei tuoi amici con disegni di Marcello e Gianni, sapientemente collezionato da Lidia, grazie all’aiuto di Domenico e Sonia
 
 
La storia di AsproMithc, del Maestro Znuf e dell’Elefante Nero.
Tra i tanti paesi sopra le nuvole, esiste un luogo, aspro ma felice, dove vive, in una foresta in cima a un monte circondato per tre lati dal mare, una Tribù di Animali.
C’è Efy, la Lucciola Errante. Archimede e Agape, le due Capre più innamorate del mondo; El Ave Paso, un’Aquila che passa il tempo a istruire suo figlio AsproMitch a volare; Ozzy, un’Orsa nata sorda e con il dono dell’Oracolo, che custodisce la riserva del Miele. E tanti altri. Soprattutto, però, vive il vecchio saggio della tribù: il Maestro Znuf, uno strano Scoiattolo, che istruisce i cuccioli alla vita della comunità.
Una Tribù ospitale, tanto che, anni prima, aveva adottato uno straniero: un Elefante Nero Africano, venuto da lontano sul Grande Monte con il suo Padrone, ma che era stato da lui poi abbandonato, con sofferenza, prima di partire con la sua nave per un Paese lontano.
Un giorno nella foresta scoppiò un grande incendio. Di fronte all’avanzare delle fiamme, tutti gli animali scapparono terrorizzati mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza pietà. Mentre tutti discutevano animatamente sul da farsi, il piccolissimo figlio di El Ave Paso, AsproMitch, si tuffò nelle acque del fiume e, dopo aver preso nel becco poche gocce d’acqua, e incurante del gran caldo, le lasciò cadere sopra la foresta invasa dal fumo. Il fuoco non se ne accorse neppure e proseguì la sua corsa sospinto dal vento. AsproMitch, però, non si perse d’animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una piccola quantità d’acqua che lasciava cadere sulle fiamme.
A un certo punto il padre lo chiamò e gli chiese: “Cosa stai facendo?”. E il figlio gli rispose: “Cerco di spegnere l’incendio!”. “Tu così piccolo, e che ancora non hai preso il brevetto di volo, pretendi di fermare le fiamme” Ma il figlio, incurante delle critiche, si gettò nuovamente nel fiume per raccogliere altra acqua.
L’Elefante Nero, nel vedere AsproMitch, si ricordò che il suo padrone, che fu un grande Generale, lo aveva addestrato a non aver paura dell’impossibile e con la proboscide iniziò a succhiare acqua dal fiume e a gettarla nel fuoco.
A quella vista tutti i cuccioli delle altre specie, incuranti dei dubbi dei loro genitori, e contagiati da quegli esempi, si prodigarono insieme per spegnere l’incendio che ormai aveva raggiunto il Villaggio.
A un certo momento, gli adulti smisero di avere dubbi e, pieni di vergogna, incominciarono a dar manforte ai loro figli, e l’incendio, al calar della sera, poteva dirsi ormai domato. Sporchi e stanchi ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare insieme la vittoria sul fuoco.
Il Maestro Znuf, a quel punto, che aveva osservato tutte le vicende senza dire o fare nulla, chiamò la piccola Aquila e l’Elefante Nero e disse: “Oggi abbiamo imparato che la cosa più importante non è essere grandi e forti, e nemmeno essere tutti della stessa razza, ma essere pieni di coraggio e di generosità. AsproMitch non si è curato della sua inesperienza nel volo e l’Elefante Nero non ha pensato che il villaggio in pericolo, in fondo, non era il suo. Oggi voi due avete insegnato che anche una goccia d’acqua può essere importante e che insieme si può spegnere un grande incendio”
Poi, il Maestro Znuf, si ritirò nella sua biblioteca, e si mise a cercare un libro. Lo trovò, si sedette, lo aprì, e trovò ciò che stava cercando. Una poesia.
 
"Qui, tra schegge di cose
e di nulla, viviamo
ai margini dell’eternità.
Giochiamo a scacchi, a volte,
incuranti dei destini dietro la porta.
Siamo ancora qua
a costruire da macerie
colombaie lunari”
 
 
Dai suoi amici (ultima parte)
…. Mi affacciai timidamente alla porta, e seduto a quel tavolo Mitch con un sorriso che sembrava più grande del mondo, accoglieva chiunque con un’energia che potevi quasi toccare.
Mitch stava organizzando un evento di recruiting per nuovi soci di ESN. Non lo conoscevo, ma in pochi secondi mi sentii come se fossi lì da sempre. “Ciao! Ti va di sapere qualcosa di ESN? Dai, vieni, ti spiego tutto!” mi disse, porgendomi un volantino con un entusiasmo che non potevi ignorare. Non cercava di convincermi, non parlava con grandi discorsi: era il suo modo semplice, diretto e genuino a colpirmi.
Mi raccontò dell’associazione, dei viaggi, degli eventi e, soprattutto, delle persone. "ESN non è solo un gruppo," mi disse, "è un posto dove trovi famiglia, dove impari che il mondo è un po’ più bello quando lo condividi con gli altri." C’era una luce nei suoi occhi, una passione che non si poteva fingere. Era impossibile non voler far parte di ciò che lui amava così tanto.
Mitch non era solo il cuore di ESN; era il cuore di chiunque avesse la fortuna di incrociarlo. Con la sua solarità, la sua empatia e quel modo unico di farti sentire importante, aveva il dono di creare legami profondi senza fare rumore, di mettersi al servizio degli altri, con il cuore, come ha sempre fatto.
Oggi, mentre celebriamo questa laurea ad honorem, non posso che pensare a quanto avrebbe sorriso, con quella gioia contagiosa che gli apparteneva. Mitch non è più con noi, ma la sua eredità vive in ogni sorriso che ha acceso, in ogni persona che ha toccato. E continuerà a vivere, per sempre, nei cuori di chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo.
Domenico Battaglia, ESN
 
Mitch si distingue ovunque e comunque per ciò che è, con la fiera naturalezza che lo caratterizza, e di questo fondamentalmente me ne accorsi la prima volta che lo conobbi sull’isola di Hvar, estate 2010, quando, porgendo il braccio a noi ragazze per agevolare la salita a bordo della barca che ci avrebbe condotto ad una festa e nella medesima occasione lo vidi fare il baciamano, forse la prima volta che scorgevo in assoluto un giovane uomo farlo ed eseguirlo con eleganza, galanteria mista ad intrigante ed ironica leggerezza. Mi privilegiai nella vita di quella presenza inestimabilmente preziosa, costante, autentica e piena di colui che ha posato la sua mano sulla mia spalla e non l’ha più tolta.
Silvia Caprì
 
L'odore del mare e del pesce fresco mi ha riportato subito a quel pomeriggio a Lisbona, una città che pulsa di vita e di storia, la cornice nel 2007 di un viaggio indimenticabile, durante il periodo dell’Erasmus di Mitch. Aveva un modo tutto suo di farti sentire a casa, ovunque fossi. La sua risata contagiosa e la sua generosità erano un dono che regalava a tutti coloro che lo conoscevano o che avevano la fortuna di incontrarlo.
Ricordo ancora l'emozione di ritrovarmi a camminare per quelle strade, ogni angolo sembrava risuonare delle sue battute, della sua energia. Seduti su una panchina a guardare il tramonto, mangiando delle pasteis de nata abbiamo condiviso progetti, sogni e avventure.
C'erano sempre risate, musica e battute di ogni tipo. Erano momenti semplici, ma pieni di gioia e di autenticità. La sua capacità di coinvolgere le persone era unica.
Quello che ci ha lasciato è l'amicizia, la gioia di vivere e la capacità di creare legami autentici. E io, ogni volta che penso a lui, sento la sua presenza e sorrido.
Agostino
 
Nonostante un pensiero non smette di esistere e nonostante i ricordi si intrufolano sempre nella mente ogni giorno, esprimerli su una tastiera può essere difficile ma ci provo. Mitch è il mio migliore amico, dico ancora è, al presente, perché resta sempre così, resterà per sempre così. Siamo stati entrambi animali sociali, pieni di amici, pieni di vita, ma sono convinta che l’amicizia che ci legava era speciale. Il suo mondo così strano e bello mi ha sempre fatta sentire al sicuro, oggi posso dire di essere stata fortunata perché ho avuto un vero amico sul quale poter contare.
Pensare ad un unico momento che ci lega è quasi impossibile, tanti anni di amicizia, tanti anni di avventure ma non scorderò mai come mi faceva sentire, leggera, compresa, spensierata, semplicemente me stessa. Ed esiste dono più grande ad oggi se non quello di trovare qualcuno con cui essere se stessi? Avrei voluto collezionare tante altre avventure con il mio migliore amico ma poi penso a quando si parlava di stelle, di spiritualità, di karma e di tutto quello che prova a dare da sempre risposte all’essere umano quando si pone delle domande con enormi punti interrogativi e cerco di immaginare che la sua avventura la stia vivendo da qualche parte e che prima o poi torneremo a sorridere come lui era solito fare.
Veronica.
 
Agendina in mano, matita e, preso dall’ispirazione, inizi a scrivere appunti e idee, che unisci anche a disegni. Poi la chiudi e la riponi sul tavolo del solito bar dove ci si ritrova con un bel po' di amici. Le risate si alzano sempre di più, è una gran bella confusione tra i bicchieri, la strada affollata, i tavolini pieni di gente. I discorsi più disparati che mi fanno pensare a quante ne sai, ma forse ti stupisco anche io, e intanto un'altra ora scorre. Non si torna a casa, almeno non prima di aver fatto un altro giro su e giù per la città. “Impossibile fare una passeggiata con te senza che ogni secondo qualcuno ci fermi”, penso tra me e me, ma ormai mi ci sono abituata! Altra sosta al “Mala” o al Duomo, e intanto riapri l’agendina, scrivi e sorridi. E sorrido anche io.
Enza Toscano
 
Ti ho sempre pensato eterno, etereo, non tangibile. E infatti sei ovunque, frammentato in tutti noi. Mitch, ci stai guardando bene? Amici e parenti qui che - senza conoscersi - ti festeggiano perché profondamente legati dallo stesso filo rosso.
E allora oggi, finalmente, possiamo celebrare il naufragio che ci ha accomunati: i pezzi della tua storia che galleggiano – ora leggibili – sono diventati collezioni di un museo d’arte contemporanea, poesie fosforescenti esposte in un museo d’arte contemporanea che fanno rumore anche quando viene spenta la luce, un maestoso prato di foglie di Gingko Biloba in Estremo Oriente, una collana di perle.
E se esser grata per la tua amicizia più pura è davvero banale, allora ti ringrazio – ancora – per i baci di dama di San Marino di quella Vigilia di Natale.
Giada